SEMITI ED INDOEUROPEI

 

Il termine “semiti” si riferisce a popoli diversi per stirpe, organizzazione politica e sociale, religione, che sono accomunati da affinità linguistiche. Secondo il racconto della Bibbia , il primo dei tre figli di Noè, Sem, divenne il capostipite di uno dei tre popoli in cui si divise l'umanità dopo il diluvio universale, e precisamente delle popolazioni dell'Elam, (Persia occidentale=elamiti), della Mesopotamia, della Siria e dell'arabia meridionale.

Dal capostipite Sem, deriva il termine “semitico”, per indicare le antiche lingue diffuse nell'area compresa tra il Mediterraneo orientale e il Tigri, tra le quali l'ebraico, l'aramaico, il siriaco, il fenicio, l'accadico, l'amorreo. Nel II millennio a. C., anche l'intera penisola arabica si unì a quest'area linguistica e la diffusione delle lingue semitiche seguì poi quella delle popolazioni che la parlavano. Il sistema linguistico semitico prevedeva, tra l'altro, la scrittura unicamente delle consonanti, e solo a partire dai primi secoli dopo Cristo si riscontra la registrazione delle vocali con un segno grafico.

L'INTERPRETAZIONE RAZZIALE

Fino a tempi piuttosto recenti, i semiti, furono erroneamente considerati un unico gruppo etnico, errore che fu utilizzato da alcune teorie sulle razze, che li presentarono come razza inferiore, da cui deriva poi il termine “antisemitismo”.

Una valenza razziale sbagliata, come è sbagliata quella perfettamente speculare di “razza indoeuropea”.

 

 

LE LINGUE INDOEUROPEE

Dal 1786 l'inglese sir William Jones, studioso di lingue, elaborò una teoria destinata a influire profondamente sulla cultura europea. Egli aveva messo a confronto alcune delle più importanti lingue antiche: il sanscrito (la lingua religiosa e letteraria dell'India antica), il latino, il greco antico, il persiano antico, il celtico e il gotico (antica lingua germanica). In ciascuna di queste lingue William Jones aveva riscontrato che la radice di alcune parole, nonché le regole della flessione dei nomi e dei verbi, erano estremamente simili. Su questa base suggerì l'ipotesi che tutte le lingue derivassero da uno stesso antenato:l'indoeuropeo.

Con il procedere degli studi di linguistica comparata il numero delle lingue indoeuropee, si accrebbe in maniera impressionante, perché furono ricondotte a questo ceppo le antiche lingue italiche (osco-umbro), lo slavo (lingua che sta alla base del russo, del polacco, del ceco ….) l'armeno, l'hittito ed altro ancora.

UN FANTASMA: L'INDOEUROPEO COME LINGUA PARLATA

Le teorie di William Jones e gli studi di linguistica comparata gettarono un raggio di luce nel buio della preistoria permettendo di ipotizzare migrazioni di popoli e rapporti di cultura in periodo per i quali non possediamo testimonianze scritte. Ma sorsero anche parecchi fraintendimenti, innanzitutto per lungo tempo gli studiosi ritennero che si potesse ricostruire l'indoeuropeo come lingua effettivamente parlata, mentre si tratta di una lingua “immaginaria”, o meglio di un'ipotesi genetica su lingue diverse in base alle loro somiglianze.

IL POPOLO INDOEUROPEO

Accadde inoltre che il concetto di “indoeuropeo” fosse utilizzato per definire un'identità non solo linguistica, ma anche etnico-razziale. Nell'età in cui William Jones fece la sua scoperta (XVIII-XIX secolo) c'era la profonda convinzione che la lingua fosse l'ambito in cui, più che in ogni altro, si manifestava l'identità di un popolo.

Questa idea, che portò a tanti buoni risultati sotto l'aspetto artistico, contribuì purtroppo, per errate interpretazioni, a collegare l'appartenenza linguistica al ceppo indoeuropeo a un sostrato di tipo culturale e razziale.

Si cominciò a favoleggiare di un “popolo indoeuropeo”, originariamente stanziato in una regione dell'Asia, da cui sarebbe successivamente migrato: un popolo di guerrieri e dominatori, a cui il nazismo si riallacciò per giustificare le pretese di superiorità di un popolo sugli altri.In particolare nacque allora la contrapposizione fra “popoli indoeuropei” e “popoli semiti” e si cominciò a parlare di “razza ariana”-a cui sarebbero appartenuti i popoli indoeuropei-in opposizione a una “razza semitica” ritenuta inferiore (ciò portò agli orrori del nazismo, che tutti conosciamo).

AGRICOLTURA E SCAMBI LINGUISTICI

Oggi la scoperta dell'indoeuropeo mantiene una validità di tipo linguistico, che ha permesso agli studiosi di fare confronti tra un insieme molto grande di lingue affini.

È invece caduta l'ipotesi di un popolo preistorico in migrazione, che avrebbe rapidamente diffuso la cultura e la lingua indoeuropea. La teoria più recente è che la definizione della famiglia linguistica indoeuropea sia il risultato della lenta espansione di gruppi di agricoltori, che avrebbero interagito con le popolazioni e le lingue incontrate, dando origine a varie lingue riconducibili ad una radice unitaria, appunto le lingue indoeuropee.

 

Inserito il:25/11/2020 11:36:06
Ultimo Aggiornamento:23/04/2021 16:32:05

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